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Fidarsi dei giovani: cosa imparo ogni anno al campo estivo YMCA


Il campo estivo YMCA: dove la fiducia diventa relazione


Sono tornato ieri sera dal nostro campeggio estivo YMCA Roma con un gruppo di ragazzi e ragazze meravigliosi.

Sono rientrato in casa con una valigia piena di panni da lavare, impugnata in una mano, e una piena di stanchezza, soddisfazione e felicità nell’altra.

Ogni anno, prima di partire, mi prende una sensazione familiare. Penso che sarà faticoso, che ormai i ragazzi sono cambiati, che forse siamo troppo lontani per capirci davvero. Ma ogni volta, puntualmente, mi sbaglio.


Appena mettiamo piede nel nostro mondo fatto di sabbia, mare, bungalow malridotti e cielo, accade qualcosa. Forse inizia quando li vedo prendersi cura gli uni degli altri. O forse inizia quando io decido di fidarmi di loro. Perché tutte quelle qualità sono già loro, ed è mio il compito di fermarmi e dire a me stesso: “Francesco, fai fare a loro”.


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Giovani e adulti: due mondi lontani solo se non si ascoltano


Voi direte: quante storie per un campo estivo. Leggete e poi ne riparliamo.

Viviamo in una società che si fida poco dei giovani. Li descrive come disinteressati, fragili, incapaci di affrontare la vita reale. Ma quando smettiamo di guardarli da lontano e iniziamo a viverli da vicino, scopriamo qualcosa di diverso.

Sono capaci di prendersi responsabilità, di portare avanti un’idea, di discutere, di chiedere aiuto. Sono in grado di creare relazioni sane, di riconoscere ciò che non fa bene e scegliere ciò che li fa crescere.


Il punto di vista dei giovani: ciò che gli adulti non vedono

In un campo come il nostro, dove condividiamo temi e obiettivi comuni, mi capita spesso di scoprire quanto il mio punto di vista da adulto sia illuminato su certe cose, ma completamente cieco su altre. E quel buio, che io non riesco a de codificare, è chiarissimo a loro.

Soprattutto ai miei leader, ragazzi e ragazze giovanissimi, che sanno leggere il mondo con una lucidità che io non avrò mai. Perché no, non basta essere stati giovani per capire cosa significhi esserlo oggi.


Ogni generazione ha il suo tempo: e il nostro non è il loro

Non è solo una questione di età. È una questione di tempo. Quando diciamo “ai miei tempi…” non parliamo della giovinezza, ma di un contesto ormai scomparso.

Ogni generazione cresce in un mondo che è solo suo. Per questo non possiamo capire davvero cosa significhi essere adolescenti oggi. Il mondo cambia, e con lui cambiano i linguaggi, le emozioni, i ruoli sociali e i sogni.


Fidarsi davvero: la base di ogni relazione educativa

Forse allora il vero passo avanti non è cercare di capire i giovani, ma accettare che non potremo mai comprenderli del tutto. E che proprio per questo dobbiamo ascoltarli di più. Fidarci di più. Lasciare loro spazio.

Non per accontentarli, ma per permettere che costruiscano qualcosa di loro. Qualcosa che noi, adulti, non siamo nemmeno in grado di immaginare.


La lezione più grande? Quando mi fido di loro, mi ricordano chi sono.

Ogni anno torno da questo campeggio con meno certezze, ma con una verità più chiara: quando ci fidiamo dei giovani, fanno cose straordinarie. Non perfette, non sempre facili, ma autentiche e loro.

E quelle verità, ogni estate, mi aiutano a ricordare chi sono.

E perché faccio quello che faccio.


Grazie,

Il Direttore

Francesco Zoffoli




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